20120104

Postfazione alla premessa d'ogni epilogo (parte II)


Noi possiamo forse dire in generale che "percepiamo", e che ciò che percepiamo possiamo poi "immaginare di percepirlo", dove il termine "immaginare" è svuotato del suo senso visivo e vuole significare più genericamente "ricreare mentalmente".
Quindi, che cos'è un pensiero?

Quando una persona dice "ti penso", che cosa ci dice? Che nella sua mente si sta ricreando un'immagine in cui compare il nostro volto, e dunque noi siamo essenzialmente la nostra faccia? (Da cui sarebbe comprensibile la tristezza suicida di Tom in Vanilla Sky). O che altro? Che in generale pensa a qualcosa relativo a noi? Si fa un film in testa in cui noi siamo nel cast?
Ma non è di questo che voglio parlare (e allora perché lo scrivi? (ma fatti i cazzi tuoi (beh veramente sono miei (in verità non ne ho idea (è che sei un ciarlatano che non sa mai dove deve andare a parare (beh in quel caso lo sei anche tu (...))))))).

La cosa che stupisce è che la nostra mente sia perfettamente in grado di distinguere ciò che "crea" da ciò che "ricrea".
Ogni percezione, che sia ciò che vediamo o annusiamo, è il risultato di un elaborato processo neurologico. Essenzialmente dunque, viene creata nella nostra testa. Quasi idem, per ciò che diciamo di immaginare.
Però, se io immagino di vedere un pettirosso sulla mia scrivania, e con un po' di concentrazione riesco a farlo vividamente, so che non lo sto vedendo davvero.
Come riesco a distinguere ciò che penso da ciò che percepisco?
Dov'è la differenza psicobiologica? La mia "mente" (qualsiasi cosa essa sia... o "io" sia in quanto mente...), è perfettamente in grado di riconoscere gli effetti della mia "intenzione"?

So cosa sto immaginando e cosa invece è reale. Proprio ciò che non riescono a fare gli schizofrenici o in generale coloro che vengono detti "matti": quelli che non distinguono la realtà. E io mi stupisco che ci si riesca.
(indovinate dove cliccare per offrirmi 1/6 di caffè)